RACCOLTA PNEUMATICA DEI RIFIUTI
Il nuovo sistema di raccolta dell’immondizia, frutto della tecnologia sviluppata in Svezia, utilizza una rete di condotte sotterranee e potenti aspiratori per convogliare i rifiuti solidi dalle bocchette di raccolta dislocate lungo le strade o nei condomini fino a speciali impianti di stoccaggio. Il principio è del tutto analogo a quello della vecchia posta pneumatica utilizzata negli uffici per inviare documenti da un piano all’altro prima dell’avvento dell’e-mail.
Gli utenti si limitano a mettere i propri rifiuti, opportunamente differenziati, nelle varie colonnine sistemate lungo le strade che finiscono in condotte a 2.5 metri sotto terra: a intervalli di tempo regolari si attiva il sistema di aspirazione che mette in pressione l’intera rete di tubi di 50 cm di diametro e risucchia l’immondizia verso il centro di stoccaggio a una velocità di circa 70 km all’ora. Qui i rifiuti vengono raccolti in container sigillati che saranno prelevati dai camion e trasportati agli impianti di smaltimento. La distanza massima tra le bocchette di immissione e la centrale di raccolta è di due chilometri: ciò significa che il sistema pneumatico può essere impiegato a livello di quartiere o di singola zona residenziale. Speciali filtri a carboni attivi provvedono a eliminare polveri e cattivi odori dall’aria prima di restituirla all’ambiente. Le analisi sulla raccolta pneumatica dell’immondizia confermano che il sistema è efficace, economico ed ecologico.
I costi sono inferiori del 15-20% rispetto alla gestione tradizionale. Il meccanismo brevettato da Envac massimizza la raccolta differenziata (è possibile però solo carta, plastica ed indifferenziato) ed evita l'uscita dei camion per la raccolta e lo smistamento dei rifiuti. A ciò si aggiunge la presenza sul territorio di bidoni poco ingombrati, igienici e che non necessitano di essere svuotati.
Hammarby Siostad è il quartiere paradiso degli ambientalisti svedesi. "Sjöstad, che letteralmente significa “città d’acqua”, deve il suo nome non solo al fatto trovarsi sulle rive del lago che bagna la capitale svedese, ma soprattutto perché l’acqua rappresenta la sua principale fonte energetica. L’aspetto più affascinante di Hammarby Sjöstad, infatti, è l‘incredibile sforzo compiuto per ridurre al minimo l’impatto ambientale e rendere il quartiere autosufficiente dal punto di vista energetico grazie allo sfruttamento di fonti pulite e rinnovabili. Biomasse, biogas, pannelli solari, idrogeno e una centrale idroelettrica garantiscono agli oltre 8 mila appartamenti una copertura quasi totale del fabbisogno energetico. Quando i lavori saranno terminati nel 2012, Hammarby Sjöstad ospiterà 20 mila abitanti e altre 10 mila persone vi si recheranno ogni giorno per lavorare nella zona degli uffici, estesa su una superficie di 200 mila mq. Ma la vera particolarità di questo nuovo quartiere è rappresentata dal sistema di riciclaggio creato per convertire ogni rifiuto prodotto dagli abitanti in energia pulita pronta da utilizzare. Tutti gli scarichi domestici sono convogliati in enormi cisterne nel sottosuolo dove, attraverso opportuni trattamenti, i liquami formano biogas immediatamente riutilizzato nelle cucine dei medesimi edifici, mentre i residui solidi vengono successivamente prelevati e trasformati in concime. Metà degli appartamenti di Hammarby Sjöstad sono dotati di questo tipo di cucine a gas. Anche i rifiuti, opportunamente separati, vengono raccolti in cisterne sotterranee svuotate da enormi aspiratori e avviati al riciclaggio (evitando così antiestetici cassonetti e minimizzando i costi della raccolta). I rifiuti non riciclabili sono invece trasportati nel locale inceneritore. La loro combustione produce calore sufficiente a coprire il 47% del riscaldamento domestico. Il restante 50% viene fornito dalla combustione di olio biologico (16%) e dall’energia idrica prodotta dalle acque di scarico (34%). L’energia elettrica proviene invece da pannelli solari posti sui tetti degli edifici, in grado di garantire l’illuminazione degli spazi comuni e metà del fabbisogno di acqua calda per uso domestico. Hammarby Sjöstad dispone insomma di un sistema di riciclaggio a circuito chiuso, in cui gli abitanti “contribuiscono” fino al 50 per cento dell’energia necessaria semplicemente producendo rifiuti, mente il restante 50 per cento deriva da altre fonti pulite: pannelli solari, centrali idriche e eoliche.
Gli utenti si limitano a mettere i propri rifiuti, opportunamente differenziati, nelle varie colonnine sistemate lungo le strade che finiscono in condotte a 2.5 metri sotto terra: a intervalli di tempo regolari si attiva il sistema di aspirazione che mette in pressione l’intera rete di tubi di 50 cm di diametro e risucchia l’immondizia verso il centro di stoccaggio a una velocità di circa 70 km all’ora. Qui i rifiuti vengono raccolti in container sigillati che saranno prelevati dai camion e trasportati agli impianti di smaltimento. La distanza massima tra le bocchette di immissione e la centrale di raccolta è di due chilometri: ciò significa che il sistema pneumatico può essere impiegato a livello di quartiere o di singola zona residenziale. Speciali filtri a carboni attivi provvedono a eliminare polveri e cattivi odori dall’aria prima di restituirla all’ambiente. Le analisi sulla raccolta pneumatica dell’immondizia confermano che il sistema è efficace, economico ed ecologico.
I costi sono inferiori del 15-20% rispetto alla gestione tradizionale. Il meccanismo brevettato da Envac massimizza la raccolta differenziata (è possibile però solo carta, plastica ed indifferenziato) ed evita l'uscita dei camion per la raccolta e lo smistamento dei rifiuti. A ciò si aggiunge la presenza sul territorio di bidoni poco ingombrati, igienici e che non necessitano di essere svuotati.
Hammarby Siostad è il quartiere paradiso degli ambientalisti svedesi. "Sjöstad, che letteralmente significa “città d’acqua”, deve il suo nome non solo al fatto trovarsi sulle rive del lago che bagna la capitale svedese, ma soprattutto perché l’acqua rappresenta la sua principale fonte energetica. L’aspetto più affascinante di Hammarby Sjöstad, infatti, è l‘incredibile sforzo compiuto per ridurre al minimo l’impatto ambientale e rendere il quartiere autosufficiente dal punto di vista energetico grazie allo sfruttamento di fonti pulite e rinnovabili. Biomasse, biogas, pannelli solari, idrogeno e una centrale idroelettrica garantiscono agli oltre 8 mila appartamenti una copertura quasi totale del fabbisogno energetico. Quando i lavori saranno terminati nel 2012, Hammarby Sjöstad ospiterà 20 mila abitanti e altre 10 mila persone vi si recheranno ogni giorno per lavorare nella zona degli uffici, estesa su una superficie di 200 mila mq. Ma la vera particolarità di questo nuovo quartiere è rappresentata dal sistema di riciclaggio creato per convertire ogni rifiuto prodotto dagli abitanti in energia pulita pronta da utilizzare. Tutti gli scarichi domestici sono convogliati in enormi cisterne nel sottosuolo dove, attraverso opportuni trattamenti, i liquami formano biogas immediatamente riutilizzato nelle cucine dei medesimi edifici, mentre i residui solidi vengono successivamente prelevati e trasformati in concime. Metà degli appartamenti di Hammarby Sjöstad sono dotati di questo tipo di cucine a gas. Anche i rifiuti, opportunamente separati, vengono raccolti in cisterne sotterranee svuotate da enormi aspiratori e avviati al riciclaggio (evitando così antiestetici cassonetti e minimizzando i costi della raccolta). I rifiuti non riciclabili sono invece trasportati nel locale inceneritore. La loro combustione produce calore sufficiente a coprire il 47% del riscaldamento domestico. Il restante 50% viene fornito dalla combustione di olio biologico (16%) e dall’energia idrica prodotta dalle acque di scarico (34%). L’energia elettrica proviene invece da pannelli solari posti sui tetti degli edifici, in grado di garantire l’illuminazione degli spazi comuni e metà del fabbisogno di acqua calda per uso domestico. Hammarby Sjöstad dispone insomma di un sistema di riciclaggio a circuito chiuso, in cui gli abitanti “contribuiscono” fino al 50 per cento dell’energia necessaria semplicemente producendo rifiuti, mente il restante 50 per cento deriva da altre fonti pulite: pannelli solari, centrali idriche e eoliche.
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